La Moda del primo dopoguerra: Gli anni '20

GLI ANNI ‘20
La moda del primo dopoguerra




 ANALISI SOCIALE E DEL COSTUME
La Prima Guerra Mondiale decretò la fine della Belle Epoque. Portò un profondo cambiamento, anche nella moda … la situazione generale rendeva moralmente inaccettabile ogni ostentazione di eleganza e di lusso. Tutti i paesi coinvolti nel conflitto, nello sforzo di salvare la propria economia, furono costretti in mancanza di uomini partiti per il fronte ad impiegare migliaia di donne nell’industria. Molte signore dell’aristocrazia e dell’alta borghesia si dedicarono al volontariato, lavorando soprattutto come infermiere negli ospedali e per la prima volta donne di varia estrazione sociale si mescolarono nell’esperienza del lavoro e della guerra. Tutto ciò ebbe un immediato riflesso nell’abbigliamento. L’esigenza di praticità e la scarsità di materiale resero l’abbigliamento più sobrio, più severo, con prevalenza delle tinte scure. Dopo la fine della Grande Guerra il sistema di vita era profondamente cambiato sulla scia degli eventi bellici e per influenza del modello culturale importato dagli Stati Uniti, l’unico paese che sembrava uscito indenne dal conflitto. Le città si ingrandirono, si voleva vivere alla moda, passare il tempo libero al bar, al varietà, ai cabaret, ai cinema. Imperversava un nuovo ballo, il charleston, che per le sue movenze e con il suo ritmo frenetico richiedeva per le donne abiti corti, con applicazioni di frange e lunghe collane oscillanti. La donna era uscita dalla guerra con una nuova consapevolezza di se stessa: aveva lavorato, si era resa autonoma anche economicamente, nel dopoguerra pratica sport, guida la macchina, dunque necessitava di un abbigliamento che la rendesse più libera e sciolta nei movimenti. . La moda lanciò un modello più maschile che femminile,  abiti al ginocchio, giacca da smoking, cravatta a farfalla(papillon), pettinatura corta. A Parigi, una nuova e giovane stilista, Coco Chanel, intuì la nuova tendenza e la forzò creando una linea moda per tutti i giorni estremamente semplice, ma con fantasia ed eleganza. In generale la moda si avvicinò sempre più alle masse: nei grandi magazzini si potevano trovare abiti di tendenza confezionati a prezzi contenuti.

 LA MODA DEI RUGGENTI ANNI ‘20
Nell’abbigliamento femminile si affermò la garçonne, la giovane donna dalle vesti e dai capelli corti, novità assoluta che le giovani generazioni accolsero con entusiasmo. Il corto alla garçonne, la maschietta italiana, fu sicuramente un elemento di grande rivoluzione  che voleva allontanare il modello di donna fatale del passato. Gli aspetti caratterizzanti furono: la lunghezza delle gonne, che diminuì gradatamente fino ad arrivare tra il 1925-1926 al ginocchio, l’allungamento del busto e del punto vita, l’appiattimento di ogni curva femminile, per appiattire il seno si ricorreva ad un corsetto di tessuto elastico. Anche i fianchi venivano stretti da una guaina elastica. La figura femminile era stata ridisegnata in un rettangolo bidimensionale dell’abito diritto e privo di ornamenti.  Le vesti non erano più segnate nel punto vita che fu collocato sotto i fianchi. Nell’abbigliamento da sera la linea dell’abito mantenne la semplicità e la lunghezza del giorno, ma cambiarono le stoffe, il taglio dell’orlo  e la scollatura. Ricomparvero le piume e i fiori artificiali.


 COCO CHANEL
Gabrielle Chanel, universalmente nota come Coco Chanel contribuì in modo sostanziale alla reale diffusione della modernizzazione del guardaroba: trasformò l’abito da giorno conferendogli una spiccata connotazione sportiva, semplificò drasticamente le linee dell’abito da sera, introdusse materiali tessili più comodi e moderni. L’invenzione del suo petit noir (il piccolo nero), un corto vestito nero che ad una prima osservazione sembrava fin troppo semplice, ma che invece era estremamente elegante. Il petit noir versione attualizzata del semplice abitino nero delle commesse, va visto anche come un tangibile segno di “democratizzazione” e di cambiamenti all’interno del codice vestimentario femminile dell’epoca. Chanel con questo tubino di crepe de Chine nero creò la “divisa” da sera per la donna nuova, in sintonia col suo tempo. Anche nel tailleur diffuso come abito da giorno, Chanel privilegiò l’assoluta semplicità delle linee: molto semplice anche nelle cuciture, si impiegavano stoffe morbide e cadenti ma soprattutto il jersey, un nuovo tessuto a maglia realizzato meccanicamente, rimase una delle novità più sensazionali proposte da Chanel.

 COCO CHANEL tailleur
Nel tailleur di tipo “fantasia”, Chanel introdusse alcuni particolari, quali guarnizioni, passamanerie, bottoni, che conferivano originalità, oltre all’impiego di tagli sartoriali più marcati nella gonna e nella giacca. I tessuti prevalenti erano gabardine e vigogna.


 MADALEINE VIONNET
Madaleine Vionnet che dirigeva il suo salone di moda a Parigi già dal 1912, introdusse la tecnica del taglio di sbieco. La Vionnet fu per questo una delle pioniere del design di moda. Aveva ideato un profilo nuovo per l’abito femminile usando, per creare eleganti drappeggi, tessuti dotati di leggerezza e duttilità come il crepe de chine, il crepe romain, la mussola di seta.  La Vionnet riusciva a drappeggiare la stoffa con tale incredibile plasticità da essere riconosciuta come “architetto degli abiti”. Considerando l’aspetto tridimensionale del suo abito, Vionnet preferiva non tanto abbozzare un primo schizzo, quanto realizzarlo direttamente su un manichino di legno, creandolo dal vivo tutt’intorno, per vedere come cadesse il taglio dell’abito e il drappeggio. Solo in una fase successiva, quando si riteneva soddisfatta di questa prima progettazione, si passava al cartamodello in grandezza naturale.

 LOOK ANNI ‘20
La gonna più corta portò ad una nuova attenzione per le calze e le calzature. In questi anni si afferma la calza modernamente intesa: sottile, liscia, nera, grigia, bianca o ne vari toni del color carne, senza ornamenti ad eccezione della cucitura marcata che deve porsi verticalmente sul dietro, al centro della gamba per dare slancio. Le scarpe si fecero più raffinate nella lavorazione e più morbide, adattandosi perfettamente al piede. Molto in voga il modello decolletè con un cinturino fermato lateralmente da un bottone. Anche i cappelli si fecero più modesti e semplici, fece la sua comparsa il cappello à la cloche, che poteva essere utilizzata solo con un caschetto corto liscio a causa della grande aderenza. Questo cappello veniva portato schiacciato sulla fronte e andò a modificare anche la postura delle donne che per poter guardare erano costrette ad alzare il capo verso l’alto. Per quanto riguarda il make up, questo era spesso ostentato in pubblico e vedeva da protagonista la pelle che doveva essere candida e priva di imperfezioni , per cui veniva utilizzata la cipria bianca o beige. La pelle scura era ancora sinonimo di volgarità. Le sopracciglia erano protagoniste, si preferivano molto sottili ed arcuate, oppure in una linea orizzontale, e disegnate con una matita molto scura. Gli occhi erano truccati in modo molto pesante con ombretti dalle tonalità molto scure, come il grigio ed il marrone, incorniciati da lunghe ciglia. Infine le labbra erano valorizzate da rossetti dalle tonalità molto scure, sul rosso o prugna, quasi nero, ed enfatizzavano la forma a cuore.

L’età dell’Art Deco
Il movimento Art Deco  si espresse particolarmente nel design, affonda le sue radici nei primi anni del Novecento e giunge alla piena affermazione nel 1925, quando a Parigi fu organizzata la grande Exposition des Art Decoratifs et Industriales ( da cui la contrazione e la coniazione del termine art deco). L’Art Decò eliminò le linee morbide dell’art nouveau, mirando al disegno astratto e al colore come mezzo di espressione. Il gusto deco puntò sul criterio della preziosità formale e dei materiali: oltre al bronzo dorato, vetro, avorio, smalto e metalli, venne introdotto l’uso delle nuove materie plastiche e sintetiche che proprio in quegli anni si stavano diffondendo.  I gioielli artificiali ebbero un largo uso nella moda e la stessa Coco Chanel aveva aperto un laboratorio per la produzione di questi falsi e preziosi complementi di moda. L’art deco trasse dalle lezione delle avanguardie ( dal cubismo, al futurismo, dal costruttivismo al surrealismo) molti stimoli e applicazioni, mostrò la portata dei suoi fermenti innovatori anche nelle grandi imprese architettoniche: il Rockfeller Center e la spettacolare guglia del Chrysler Building di New York sono alcuni esempi.



Commenti

Post più popolari