La Moda degli anni '40
La moda del secondo dopoguerra 1940-1949
Dopo gli stagnanti anni della guerra, la grande rivoluzione fu costituita dalla sfilata di Christian Dior a Parigi, nel febbraio del 1947. Il New look o Ligne Corolle(come l’aveva battezzata Dior) fu uno stile elegante, sensuale, nel quale è il vestito che disegna la forma femminile. Spalle arrotondate, via stretta, gonna ampia, ondulante e frusciante, lunga fino a metà polpaccio, rinforzata da fodera di crine. Il Tailleur Bar divenne il simbolo della collezione e del nuovo stile: il ritorno della donna-clessidra, dal seno generoso e dal vitino di vespa. Per ottenere questa silhouette riappare il corsetto con forma di guepiere alla quale sono attaccate le calze.
Nel 1945, l’haute couture francese, troppo colpita per creare le sue collezioni in modi abituali, volle comunque dimostrare di essere ancora attiva e vitale. Nel marzo di quell’anno Lucien Lelong (presidente della Chambre Syndacale de la couture parisienne) organizzò la mostra Theatre de la mode, una sorta di sfilata in miniatura con seicento bambole, alte 60 cm, vestite perfettamente all’ultima moda, inscenavano incontri nelle vie cittadine o in boutique immaginarie.
Christobal Balenciaga, di origine spagnola, aveva fondato la sua maison a Parigi nel 1937. Ebbe subito un enorme successo, soprattutto per i suoi dettagli. La maestria dello stilista si svelava ne suoi tagli perfetti, nelle forme trattate come sculture, nell’armonia dei colori. Le eleganti creazioni di Balenciaga erano spesso ispirate alla tradizione della sua terra. Nei suoi abiti da sera, alcune influenze venivano dal flamenco. Inventò abiti a palloncino, a tunica, a sacco e scamiciati. Spesso Balenciaga lavorava personalmente i modelli a mano come un vero maestro, tagliando stoffe preziose, spesso rigide, ma che rimanevano nella forma da lui progettata.
DIAPOSITIVA 1: ANALISI SOCIALE E
DEL COSTUME
Gli anni ’40 sono caratterizzati dalla grande tragedia della
Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), che ancor di più della Grande Guerra
sconvolse la vita della gente, causando immense perdite tra i civili, nonché la
distruzione di molte città e di gran parte del patrimonio industriale. In
queste condizioni, ci fu ben poco spazio per le frivolezze della moda, che
attraversò così un periodo per così dire di letargo per quasi otto anni. Solo
il cinema rimase parzialmente immune dagli orrori della guerra: l’eleganza
delle sue dive faceva sognare le donne, mentre le formose pin-up tentavano di
tenere alto il morale dei soldati.
Le stoffe e gli accessori vennero razionati e i governi
stabilirono regole molto rigide per evitare ogni spreco, l’Italia era quei
Paesi europei dove già i governi avevano imposto l’autarchia economica: blocco
delle importazioni, valorizzazione delle risorse interne, il tutto in funzione
del raggiungimento dell’indipendenza economica. Le pagine delle riviste
femminili insegnavano alle lettrici i trucchi per arrangiarsi con i pochi
vestiti che si avevano a disposizione, idee brillanti erano suggerite per
riutilizzare vecchi capi d’abbigliamento secondo la nuova parola d’ordine che
era “riciclare”. Si cercava di riutilizzare quello che si aveva e che si era
magari salvato da un bombardamento: le coperte venivano trasformate in giacche
e cappotti, le lenzuola in camicie, le vecchie maglie disfatte per recuperare
la lana. Si creavano anche dei vestiti patchwork
realizzati con pezzi di stoffa diversi, che dimostravano il commovente
impegno delle donne di non cedere, anche di fronte ai tragici eventi, alla
ricerca di un abito “nuovo”: il risultato era apprezzabile ma non certamente
elegante. In mancanza di materie prime ci si arrangiava come si poteva, per
esempio il sistema di simulare le calze di nylon o di seta: si applicava una
crema colorata sulle gambe e poi si disegnava la “riga” con una matita per il
trucco. Negli abiti civili, molti modelli erano ispirati alle divise militari e
proponevano tailleur dal taglio severo. Nell’estate del 1940, la Francia fu
invasa dalle truppe naziste, molte case di moda furono costrette a chiudere
(Chanel aveva chiuso già nel 1939). Fu un momento di grave crisi per l’haute
couture parigina, la svolta nella moda europea fu nel 1947 quando Christian
Dior, uno stilista parigino propose una nuova figura femminile “a clessidra”,
che si ispirava ai modelli del passato. La nuova silhouette proponeva gonna
ampia, vita stretta, spalle arrotondate: il New Look, come la stampa americana
aveva ribattezzò la prima collezione di alta moda di Dior.
Gli anni di guerra fecero propri nell’abbigliamento
femminile quelle linee più semplici con le quali si erano chiusi gli anni
Trenta. Le gonne corte spesso coprivano a malapena le ginocchia; erano anche
più affusolate, a volte a pieghe, dall’aspetto rigoroso. Tale aspetto,
influenzato dallo spirito militare dei tempi, era ancor più sottolineato dalle
spalle molto imbottite delle giacche dei tailleur e dei cappotti. Tra il 1941 e
il 1945 la moda femminile non visse cambiamenti radicali. I tailleur squadrati
divennero ancora più militari, le gonne si fecero più corte e succinte, i
copricapo sempre più stravaganti, fino a distorcere completamente le
proporzioni. Si sposta l’attenzione dai vestiti alla testa, creando eccentrici
copricapi: con molta fantasia e mezzi semplicissimi si cercava di ovviare alla
mancanza di vestiti eleganti. Gli alti corpicapi a turbante sapevano donare
fascino, sebbene realizzati con materiale di recupero e potevano camuffare la
mancanza di un bel taglio di capelli, ai quali forzatamente si doveva dare
minore cura.
Alle acconciature si accompagnavano anche alte calzature,
quelle con la suola a zeppa e il tacco cuneiforme in sughero, secondo il
modello che Ferragamo aveva lanciato nel 1938.
Dopo gli stagnanti anni della guerra, la grande rivoluzione fu costituita dalla sfilata di Christian Dior a Parigi, nel febbraio del 1947. Il New look o Ligne Corolle(come l’aveva battezzata Dior) fu uno stile elegante, sensuale, nel quale è il vestito che disegna la forma femminile. Spalle arrotondate, via stretta, gonna ampia, ondulante e frusciante, lunga fino a metà polpaccio, rinforzata da fodera di crine. Il Tailleur Bar divenne il simbolo della collezione e del nuovo stile: il ritorno della donna-clessidra, dal seno generoso e dal vitino di vespa. Per ottenere questa silhouette riappare il corsetto con forma di guepiere alla quale sono attaccate le calze.
Nel 1945, l’haute couture francese, troppo colpita per creare le sue collezioni in modi abituali, volle comunque dimostrare di essere ancora attiva e vitale. Nel marzo di quell’anno Lucien Lelong (presidente della Chambre Syndacale de la couture parisienne) organizzò la mostra Theatre de la mode, una sorta di sfilata in miniatura con seicento bambole, alte 60 cm, vestite perfettamente all’ultima moda, inscenavano incontri nelle vie cittadine o in boutique immaginarie.
Christobal Balenciaga, di origine spagnola, aveva fondato la sua maison a Parigi nel 1937. Ebbe subito un enorme successo, soprattutto per i suoi dettagli. La maestria dello stilista si svelava ne suoi tagli perfetti, nelle forme trattate come sculture, nell’armonia dei colori. Le eleganti creazioni di Balenciaga erano spesso ispirate alla tradizione della sua terra. Nei suoi abiti da sera, alcune influenze venivano dal flamenco. Inventò abiti a palloncino, a tunica, a sacco e scamiciati. Spesso Balenciaga lavorava personalmente i modelli a mano come un vero maestro, tagliando stoffe preziose, spesso rigide, ma che rimanevano nella forma da lui progettata.
Jacques Fath offriva
con le sue collezioni una vasta scelta di modelli molto glamour, adatti alla
donna particolarmente elegante. Fath dava forma ai modelli direttamente sul
corpo che costruiva con tagli perfetti e con il punto vita molto sottolineato.
La sua cliente più famosa fu Rita Hayworth, per la quale realizzò l’abito da
sposa per il suo matrimonio con Alì Khan, famoso playboy.
In Inghilterra, Norman
Hartnell era il sarto di corte della casa reale, per la quale creava abiti
per ogni occasione e cerimonia. Era suo il vestito da sposa e quello per
l’incoronazione di Elisabetta II. Durante i difficili anni del conflitto, a
Hartnell fu affidato dal governo il compito di disegnare capi di vestiario
semplici e utili; creò l’uniforme femminile per la Croce Rossa.
Benchè il cinema fosse una fonte di notizie e di
informazioni, la maggior parte delle persone ci andava per divertirsi e per
sfuggire dalla realtà. La vita culturale in questo decennio ebbe una forte
battuta d’arresto a causa del conflitto e solo il cinema sembrava poter ancora
diffondere immagini ideali, adatte ad essere accolte dalle masse. In
particolare, le donne volevano ammirare la grande eleganza delle loro attrici
preferite e vedere, anche solo da lontano, il lusso impossibile di quei tempi.
Costrette ad indossare abiti austeri, con stoffe rigide e di scarso pregio, le
donne sognavano i fascinosi abiti delle attrici, capelli lunghi e ondulati, il
trucco ricercato. Hollywood dunque creò i nuovi miti e i nuovi idoli degli anni
Quaranta, sebbene con caratteri e ideali adatti agli anni della guerra.
Vediamone alcuni: Ingrid
Bergman, attrice svedese, che nelle scene del film Casablanca (1942)
mostrava uno stile elegante e calibrato.
Ammirata e imitata per il suo stile fu anche Lauren Bacall, provocante bionda hollywoodiana,
che lanciò il look California girl: sportiva, raggiante, sana. Il cinema la
consacrò con Acque del Sud (1943).
In questo momento anche le pettinature potevano dare alle
donne particolare fascino, in mancanza di pellicce e gioielli, imitando i
personaggi celebri per i capelli lunghi e sciolti. Veronica Lake divenne famosa per la sua folta capigliatura morbida
e ondulata, lunga fin sotto le spalle, che esibiva con una ciocca studiata a
coprire un occhio. Il suo make-up era perfettamente aderente al look del
decennio: la forma delle sopracciglia era elegantemente arcuata e ritoccata con
la matita; la pelle liscia e bianca, opacizzata col fard che copriva anche le
piccole imperfezioni, la bocca disegnata con precisione dal rossetto che
evidenziava labbra piene e sensuali.
Dopo la guerra, la naturale reazione alla precedente
austerità e pacatezza, produsse la ricerca del divismo e del sex-appeal ed il
cinema consacrò i nuovi simboli della voluttà e del desiderio: Rita Haytworth.
La bionda Marylin Monroe iniziò la sua carriera
come sweater girls: non era ancora quella bomba sexy che divenne poi negli anni
Cinquanta, quando nei film passò dalle ampie scollature al nudo integrale.
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