La Moda degli Anni '50
GLI ANNI ’50
La nascita dell’Alta moda in Italia e del prét- à-porter 1950-1959
ANALISI DEL
COSTUME
Negli anni ’50 il bisogno di imitare lo stile di vita delle
classi privilegiate, viene agevolato dallo sviluppo industriale. Il diffondersi
dei grandi magazzini, della confezione, e l’utilizzazione di nuove fibre,
consente alle donne della media e piccola borghesia di imitare le linee
lanciate dall’alta moda. Da’altro canto le riviste femminili sono prodighe di
consigli inerenti all’atteggiamento da tenere in società, dall’abito, al
trucco, agli accessori, in modo da consentire anche alle casalinghe di essere
ineccepibili in ogni momento della giornata. Sotto l’aspetto vestimentario si
profila un fenomeno che rappresenta uno dei primi casi di contro moda,
l’aspetto anticonformista dei giovani si manifesta soprattutto a livello di
stile e di comportamento. Il colore prediletto diventa il nero, colore fino ad
allora riservato a particolari occasioni della vita sociale, in quanto segno di
lutto- o riservato all’abbigliamento del tardo pomeriggio o per la sera ma
soprattutto consigliato alle persone in età matura. Le donne amano portare pantaloni
aderenti, i fuseau, e maglioni a
dolce vita di colore nero, scarpe decolletè dal tacco basso, capelli cotonati
tagliati corti e di colore scuro, mentre di norma, la moda del periodo riteneva
il colore biondo ideale per le donne.
I primi segni del cambiamento a livello sociale si fanno
sentire negli Stati Uniti con la moda beat
e la contestazione giovanile nei confronti della società perbenista
borghese e della classe dirigente. Di questo fenomeno dà testimonianza il
cinema soprattutto con il film Gioventù
bruciata (1955) interpretato da James Dean. I jeans e la T-shirt bianca
così come il giubbotto di pelle indossato da Marlon Brando ne Il selvaggio diventano la divisa dei teen-agers ed espressione di un forte disagio
esistenziale. Un altro punto di forte convergenza è dato dalla predilezione che
le nuove generazioni nutrono per la musica rock. Di questo genere musicale
esiste anche una versione più commerciale, preferita dalle classi medie e
basse, definita rockabilly, il cui
indiscusso idolo è considerato Elvis Presley. Le ragazze indossavano aderenti
jeans oppure ampie gonne arricciate; ai piedi le immancabili ballerine.
PREAMBOLO INTRODUTTIVO: LA
SUPREMAZIA DELLA MODA FRANCESE E LA NASCITA DEL PRET-A- PORTER
Gli anni Cinquanta si caratterizzano per la molteplicità
delle linee completamente differenti che coesistono e proliferano in maniera
disarticolata. Alla fine del conflitto, l’alta moda si conferma saldamente
nelle mani dei sarti francesi, ed in
particolar modo di Dior, mentre la confezione di serie resta a lungo una
prerogativa degli Stati Uniti e dell’Inghilterra. Sin dalla fine degli anni
Quaranta il mercato dell’abbigliamento americano, già da tempo utilizzava gli
abiti confezionati, soddisfacendo le richieste sia di abiti di lusso, sia a
buon mercato. Da qui l’esigenza di abiti confezionati di qualità superiore.
Dior si rende consapevole di ciò nel corso del viaggio in America fatto nel
1947 ed apre, l’anno successivo, una maison di confezione a New York, dove si
producono per il mercato americano capi da lui firmati, senza i costi
proibitivi dell’alta moda. Soltanto verso la fine del decennio anche in Europa
ed in particolare in Francia, si pone il problema di affrontare la produzione
di serie dando l’avvio al prét-à-porter. Lo scopo è quello di creare un
prodotto di moda alternativo sia all’alta moda(dai costi troppo elevati) sia
alla confezione seriale(caratterizzata dai bassi costi e dalla scarsa qualità).
In Europa, questo nuovo modello di produzione, nato a partire dal 1949, viene
chiamato prét-à-porter (dall’espressione inglese ready to wear) e nel 1956 la prestigiosa
rivista Vogue gli dedica un numero speciale, ratificando ufficialmente il suo
ingresso nel sistema della moda.
LA MODA DEI PRIMI
ANNI CINQUANTA
Sotto l’aspetto stilistico, la prima metà del decennio è
caratterizzata dalla sensualità delle forme, incentrate su abiti fastosi con
gonne ingombranti dall’ampiezza esagerata e da un certa esuberanza cromatica.
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, cambia anche il modello femminile: gli
Stati Uniti lanciano una nuova diva cinematografica dal fisico etereo ed
efebico, Audrey Hepburn, in netto contrasto col modello femminile formoso degli
anni precedenti. La prima metà degli anni ’50 è dominata dal New Look la cui
particolare linea a clessidra durerà fino al 1954. L’eleganza anni Cinquanta,
secondo i dettami di Dior, è impostata su di un look coordinato in tutti i suoi
dettagli: cappello, guanti, scarpe e borsa in tinta.
Tra gli stilisti che nell’immediato dopo-guerra
contribuirono al successo della moda francese ricordiamo Hubert de Givenchy che
dopo aver lavorato per Fath e Schiaparelli nel 1952 a 25 anni, apre un proprio
atelier. Nella prima fortunatissima sfilata, lo stilista presenta la blusa
Bettina, il cui nome deriva da quello di una delle indossatrici più osannate
del periodo, Bettina Graziani.
LE LINEE DELLA
MODA DIOR
Nel corso della sua carriera Christian Dior propose molte
linee. Alcuni esempi (come vediamo in slide) a) Ligne sinueuse, 1950, linea a “S” appena accennata. b) Ligne profilèe, 1952/53, la
parte superiore è aderente fino alla vita, mentre si amplia notevolmente verso
il basso. c) Ligne tulipe,
1953, linea aderente, affusolata, provvista di ampia scollatura a “V”. d) Ligne H, 1954, linea
attillata nella parte superiore con cintura o fusciacca sui fianchi. Nel corso
delle stagioni successive, la fantasia del couturier si sbizzarrisce: nelle
stagioni 1955.56 è la volta delle linee A e Y che confermano la tendenza ad
alternare linee morbide a linee aderenti e fascianti. e) Ligne A, 1955, si basa su abiti dalle spalle piuttosto
strette e molto svasati all’orlo, il taglio in vita e la vita abbassata, stanno
a simulare la sbarra della lettera. f) Ligne
Y 1955/56, propone i volumi della lettera A ribaltati: le spalle diventano
più importanti, la linea vita sembra salire rispetto alla posizione normale,
l’orlo si restringe in fondo. La caratteristica principale di questa linea è
costituita da grandi colli aperti, o dotati di ampi risvolti, mentre il resto
dell’abito è affusolato. La visione d’insieme crea una silhouette a forma di “Y”.
LA MODA DI
BALENCIAGA E SAINT- LAURENT
Nel 1955 lo stilista Cristobal Balenciaga propone l’abito
“Tunica” che elimina la demarcazione della linea vita e propone le maniche a
tre quarti. L’abito tunica deriva dalla linea a “Sacco”, anch’essa introdotta
da Balenciaga, basata su modelli di abiti e capo spalla tagliati dritti a
partire dalle spalle, senza riprese. Nell’ottobre del 1957 muore Dior, il suo
assistente, Yves Mathieu Saint-Laurent (che era entrato nell’atelier Dior nel
1955) a 21 anni diventa il designer della casa. Il giovane stilista si mostra
immediatamente all’altezza della situazione e nel 1958 propone alcune linee. E’
il trionfo della linea larga, le gonne sono ampie, a palloncino.
Contemporaneamente Saint-Laurent propone la linea “Trapezio” con la quale
ottiene un enorme successo personale, dimostrando non soltanto di essere il
degno erede del grande couturier che era stato Dior, ma riesce
contemporaneamente a salvare il mercato
dell’esportazione francese poiché, allora, il 50% circa delle esportazioni di
moda apparteneva alla maison Dior. La linea a “Trapezio” è incentrata su spalle
minute cui si contrappone un’ampia svasatura verso il fondo, vita posta alta o
senza vita.
Le collezioni invernali del 1959 sono incentrare su un
modello femminile, diffuso dall’alta moda, che si orienta verso la trentenne
longilinea e dai fianchi non troppo pronunciati, in definitiva tende ad affermarsi
una silhouette più sobria, preludio del tipo “efebico” che si imporrà negli
anni Sessanta. Il nuovo decennio che si apre, porta notevoli innovazioni sul
piano sociale e culturale, cui non si sottrae il mondo della moda: a Londra, la
giovane stilista inglese Mary Quant, propone modelli alternativi destinati a
una clientela giovane, che si discostano notevolmente da quelli conformisti
borghesi. Mary Quant con lo stilista francese Courrèges, è nota nella storia
della moda per aver lanciato la minigonna negli anni Sessanta.
LE ORIGINI
DELL’ALTA MODA IN ITALIA
Le origini dell’Alta Moda italiana si fanno risalire alla
fatidica data del 12 febbraio 1951, quando Giovan Battista Giorgini, organizza
nella sua abitazione di Firenze, Villa Torregiani, una sfilata di moda davanti
ad un pubblico di compratori ( buyers) in prevalenza americani, alla quale
partecipano per la prima volta contemporaneamente, alcune case di alta moda
italiane emergenti, quali Emilio Schuberth, le Sorelle Fontana e Alberto
Fabiani. Per l’occasione sfilano anche molte collezioni di abbigliamento da
boutique e di accessori, tra i partecipanti ricordiamo il marchese Emilio
Pucci. La moda italiana quindi, grazie alla competitività dovuta al binomio
qualità-prezzo e alla capacità di sapersi adeguare alle necessità dei
compratori stranieri con maggiore facilità rispetto alla moda francese(tendente
a soddisfare principalmente la propria estrosità e a ignorare le indicazioni
dei mercati internazionali) riesce a conquistare un’ampia fetta di mercato
americano.
La produzione italiana è costituita da modelli semplici ed
economici, che possono essere confezionati in serie, soluzioni spiritose ed attraenti del settore
boutique conosciuto anche col nome di Capri
look, dallo stile di vita cosmopolita che in quegli anni si conduce
nell’isola partenopea e le esclusive creazioni d’alta moda. Un eccezionale
impulso verso l’autonomia della moda italiana rispetto ai modelli francesi,
viene dato dalle attrici cinematografiche americane che in questo periodo
popolano Roma, la nuova “Hollywood sul Tevere”, ma anche dalle attrici
italiane.
LA MODA
ITALIANA
Sin dalle prime sfilate di alta moda, emerge la pluralità
delle proposte dei sarti italiani, le cui linee, nei primi anni della decade,
manifestano una notevole attinenza con quelle francesi ed in particolare con
quelle di Dior. Anche in Italia l’alta moda è ricca ed appariscente,
dimostrazione concreta della voglia di lusso.
Nel 1952, gli abiti e le gonne presentano generalmente due
linee. Una linea promuove la gonna molto ampia tagliata a godets, a mezza ruota
o ruota intera, l’altra contempla tailleurs dalla gonna molto stretta. In
entrambi i casi la lunghezza giunge a metà polpaccio, il busto è molto
attillato e mette in evidenza la rigogliosità del seno. Per la sera furoreggia
lo stile “Secondo Impero”: bustino molto stretto, ampia gonna sorretta da
crinolina, uso di tessuti sfarzosi quali sete, rasi, velluti, tulle, broccati
ricamati e cosparsi di applicazioni di vario genere. In Italia le sorelle
Fontana e Schuberth, rappresentano gli interpreti più rinomati di questo stile
ricco e ridondante. Diapositiva
successiva:
Nel 1955/56 anche in Italia si afferma sempre più la linea
affusolata, mentre in Francia si impone la linea A. Una novità di rilievo nel
panorama della moda italiana, consiste nell’uso di nuove fibre affiancate
sovente da un uso alternativo di materiali, Roberto Capucci accosta tessuti
tecnicamente diversi realizzando gli abiti scultura. Si può affermare che
Capucci, sin dagli esordi, rappresenti un fenomeno a sé nel panorama della moda
italiana. Nel 1958, per la “Linea a Scatola”, gli viene assegnato l’Oscar della
Moda negli Stati Uniti. La sua ricerca è incentrata sulla forma e la struttura
dell’abito: adottando le regole della progettazione architettonica egli crea
delle configurazioni di tessuto, vere e proprie opere artistiche.
Nel corso degli anni ’50 i pantaloni fanno ormai parte del
guardaroba femminile, seppure continuino ad essere riservati esclusivamente
alle occasioni sportive o per il tipico abbigliamento da mare o da montagna. Hanno
fatto storia i pantaloni aderenti, lunghi fino a metà polpaccio chiamati
“Capri”.
Emilio Pucci che nel 1954 vince l’Oscar della Moda, diventa
il referente principale per la produzione di abbigliamento legata al mare, alla
montagna e al tempo libero. A partire dal 1955 introduce materiali nuovi come
il jersey di seta e le fibre artificiali. Una delle peculiarità del suo stile è
data dagli stampati che dagli anni Sessanta diventano di stile
geometrico-astratto, in sintonia con le tendenze artistiche del periodo.
IL LOOK ANNI ‘50
Senza dubbio gli anni Cinquanta rappresentano un periodo in
cui, nella moda femminile, gli accessori assumono una considerevole importanza.
Le ferree leggi dell’eleganza prevedono di intonare gli accessori alla cifra
stilistica dell’abito, rifuggendo da spiacevoli stonature. Le calzature devono
essere dello stesso materiale e colore della borsa. La borsa deve essere di
dimensioni compatibili con quelle della persona che la porta: una signora
minuta non può portare una borsa grande e viceversa. I guanti sono corti per il
giorno e lunghi per la sera. Le borse anni ’50 sono di varie dimensioni a seconda
delle occasioni e delle destinazioni d’uso. Oltre alle famose borsette Chanel,
caratterizzare dalle impunture a losanga e dal manico in catenella dorata, in
Francia sono prodotte le borse di Hermès in una vasta gamma, tra cui la più
nota è la Kelly bag chiamata così in
onore dell’attrice Grace Kelly.
In Italia tra i nomi più rinomati del settore rientrano
Gucci, Gherardini e Roberta di Camerino.
Tra i più grandi creatori di calzature, spicca il nome di
Roger Vivier che a partire dal 1953 inizia a lavorare con Dior disegnando i
modelli esclusivi di alta moda. Vivier è ricordato per la varietà dei dettagli
delle sue calzature, in primo luogo il tacco a virgola. Un modello di calzatura
che ci richiama immediatamente alla memoria gli anni ’50 è la Decolletè dalla
punta affusolata col tacco a spillo che fa irruzione nel mondo della moda nel
1952, con 12 cm di altezza. E’ difficile stabilire a chi spetti il primato dell’ideazione
di questo fortunatissimo modello, poiché, intorno al 1955 Salvatore Ferragamo
in Italia e contemporaneamente Roger Vivier a Parigi, realizzavano scarpe con i
primi tacchi a spillo costruiti in maniera identica.
Il trucco privilegia gli occhi e la bocca evidenziando
l’aspetto sexy della donna matura.
I capelli, preferibilmente biondi, possono essere portati di
varie lunghezze o raccolti; le acconciature dovevano comunque mettere in
evidenza gli orecchini. Molto amati i coordinati: orecchini, collana,
bracciale. Tra i gioielli, il filo di perle è considerato espressione di massima
eleganza.
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