La Moda degli anni '90
GLI ANNI ‘90
MINIMALISMO E DINTORNI
ANALISI STORICA E
DEL COSTUME
Gli anni ’90 si aprirono all’insegna dell’incertezza. I film
hollywoodiani, la febbre della Borsa, l’informatica, i fast-food assieme a
numerosi altri fattori, hanno contribuito alla globalizzazione dei modelli di
vita. La crisi politico-economica ben presto si fa sentire. Il blocco dei
consumi subentra con la guerra del Golfo del 1991 e con la successiva crisi
economica, sembra sparire la voglia di lusso esibito. La società occidentale
tende ad orientarsi verso una maggiore coscienza ecologica, mentre, a livello
spirituale, si diffondono le teorie orientali sul benessere psico-fisico.
L’attenzione per il corpo continua, così come il desiderio di differenziarsi.
Tra le numerose modalità messe in atto per distinguersi, rientra quella dei
tatuaggi e del piercing (da to pierce, cioè forarsi). Soprattutto tra i
giovanissimi è di moda portare l’orecchino al naso, all’ombelico, al labbro o
al sopracciglio. Negli anni ’90, l’abbigliamento tende a semplificarsi. Tra gli
indumenti femminili il tailleur pantalone, il classico blazer, le gonne di
linea dritta e semplici maglioncini, vanno per la maggiore. Nel pret a porter
di lusso si impone lo stile minimalista favorendo l’affermazione degli stilisti
americani che, grazie a campagne pubblicitarie mirate, riescono a diffondere le
loro linee molto sobrie e portabili. Il marchio italiano che si trova in
maggior sintonia con questo trend è Prada. A Parigi, il panorama della moda si
vivacizza notevolmente con l’arrivo di nuovi stilisti che si occupano di
numerose maisons storiche, rinnovandone profondamente lo stile. I più noti
ricordiamo, provenienti da Londra.. John Galliano, direttore artistico di
Christian Dior e Alexander McQueen di Givenchy. In Italia si impongono a
livello internazionale altri stilisti tra i quali Roberto Cavalli, Gai
Mattiolo, Alberta Ferretti, Alessandro Dell’Acqua. C’è una maggiore velocità di
scambio tra la moda progettata dagli stilisti e la moda prodotta per il mercato
medio-basso. I “prontisti” (vale a dire chi produce abbigliamento con ritmi
rapidi, cercando di sfruttare al massimo le tendenze del momento) riescono a
realizzare capi prezzi contenuti che
assomigliano sempre più ai prodotti firmati. Nella cultura giovanile, ma non
solo, il mondo virtuale assume un’importanza sempre maggiore; le chat e la
navigazione su Internet entrano a pieno titolo nella vita quotidiana. La moda
giovane, si ispira ai protagonisti dei videogiochi e agli abiti street-fashion o
street-style che si rifanno all’abbigliamento della strada o a quello dei divi
della musica, riscuotono molto successo. Accanto a questi, un nuovo stile si
impone nella prima metà del decennio: il grunge,
nato come genere musicale, che adotta un tipo di abbigliamento in cui si
stratificano gli indumenti più disparati. La musica grunge caratterizzata dalla
mescolanza di un suono duro ma melodico, riflette l’immagine di una generazione
segnata da una profonda angoscia esistenziale. I rappresentanti più importanti
di questa tendenza sono stati il cantante dei Nirvana Kurt Cobain e la moglie
Courtney Love.
Tra le tendenze che vanno per la maggiore nel mondo
giovanile ricordiamo la moda Techno,
che fa ricorso alle novità provenienti dal mondo tecnologico e del design
pubblicitario. Con gli anni ’90 gli indumenti sportivi sono diventati abiti
informali da indossare nelle più svariate occasioni. Numerosi stilisti creano
linee sportive o comunque si ispirano all’abbigliamento sportivo, lanciando sul
mercato indumenti dalla linea pratica ed essenziale, realizzati con materiali
ipertecnologici. Alla fine degli anni ’90, come forma di reazione al
minimalismo, confermato dalla palette di colori spenti su cui si era
prevalentemente incentrato questo trend, nelle collezioni di moda scorge il
desiderio di antichi splendori, di lusso esibito senza ritegno. I segni di una
visione tutto sommato ottimistica da parte della moda, nei confronti della moda,
nei confronti del terzo millennio ormai prossimo, si ravvisano nell’esibizione
di gioielli, pellicce e accessori realizzati in materiali pregiati.
LA MODA DEGLI
ANNI’90
Per l’inverno 1990/91 la linea dei capospalla è avvolgente,
mentre continua la tendenza di abiti dalle lunghezze mini e pantaloni aderenti,
realizzati con tessuti stretch. Il cachemire e l’alpaca rendono molto
confortevoli e morbidi cappotti e blazer. I materiali più utilizzati sono
rappresentati da rasi pesanti, velluto di seta e di cotone, sia stampato sia
con effetto goffrato o martellato. La palette si arricchisce di colori decisi e
brillanti quali il rosso, il giallo senape, il fuxia, ma anche di colori dal
cromatismo meno appariscente come il bordeaux o i toni bruciati. Per la
primavera 1991 vanni di moda gli anni ’70. Si fa promotore di questa tendenza
Gianni Versace che riporta in auge i colori violenti e contrastanti tipici
della Pop Art. La donna in carriera non è più trendy, i tessuti leggeri e
trasparenti svelano zone del corpo femminile, soprattutto le camicie vengono
reinterpretate con pizzi. Nel 1992 l’immagine femminile subisce una mutazione,
al posto della donna dalla prorompente bellezza degli anni Ottanta subentra una
donna magra, poco femminile che indossa abiti dai raffinatissimi tagli
essenziali. Lo stilista, come figura centrale dell’universo moda, subisce una
battuta d’arresto poiché la sua firma serve quasi esclusivamente ad assicurare
la qualità del prodotto. Accanto alle grandi firme, tornano a produrre le
industrie che non hanno alle spalle alcuno stilista di fama. Nell’estate del
1992 le soluzioni in merito alla linea e alla lunghezza sono variegate, la
lunghezza al polpaccio è la più apprezzata. Versace, fedele al suo stile,
propone una collezione ispirata al Barocco con forti connotazioni sexy.
Nell’inverno 1992/93 le scelte del pubblico si indirizzano verso un tipo di
abbigliamento più pratico e portabile. Continuano ad esserci varie proposte su
linea e lunghezze. Il 1994 è l’anno del grunge,
un trend caratterizzato da un aspetto trasandato e da sovrapposizioni e
abbinamenti di vari capi, senza tenere conto del loro stile, che arriva dagli
Stati Uniti. Questa è decisamente una moda che risponde ai bisogni giovanili e
che tuttavia influenza anche le proposte di diversi stilisti. Per l’estate sono
di moda i colori naturali: molto beige e bianco accostati al nero e al marrone.
Tra i tessuti tornano quelli naturali e nobili, come il lino e la seta. Nel
1994 Gucci, lo storico marchio fiorentino noto per la produzione di accessori
molto raffinati e costosi, riesce a tornare all’antico successo con l’aiuto
dello stilista Tom Ford, nominato direttore creativo dell’intera produzione, il
quale reinterpreta lo stile della casa con un mix di classico e moderno dalle
linee rigorose.
La seconda metà del decennio sancisce la libertà di stili.
D’altro canto la haute couture e sovente anche il pret a porter, continuano a
sfornare abiti appariscenti o con un glamour spiccatamente sexy, mentre nella
moda corrente domina lo stile sportivo hi-tech. John Galliano, passato a
dirigere la maison Dior nel 1996, punta a reinterpretare le varie epoche,
trasformando radicalmente gli stili di riferimento. Alexander McQueen che dal
1996 è alla guida di Givenchy, a sua volta propone modelli non convenzionali
seppure supportati da una grande tecnica sartoriale. Nel 1997 fa furore lo
stile lingerie, che mostra a vista
gli indumenti intimi. La moda della biancheria a vista, inaugurata da
Dolce&Gabbana sin dal loro esordio intorno alla metà degli anni ’80, si
diffonde enormemente. Proveniente dal mondo della musica, si diffonde l’uso di
portare mutandine a vista con pantaloni a vita bassa, contemporaneamente
riscuote molto successo la moda di portare indumenti corti, top, magliette,
giubbini, abbinati a gonne e pantaloni vita bassa, che lasciano scoperto il
midriff con l’ombelico decorato dal piercing o da motivi tatuati.
Nelle collezioni A/I 1998-99 ancora una volta, le più
svariate tendenze coesistono. Prada continua a proporre un’immagine minimalista
incentrata su linee semplici e naturali, come Donna Karan, Marc Jacobs, Michael
Kors. La fine del minimalismo viene decretata nel 1999 con le collezioni A/I
2000 sia nel pret a porter, sia nell’alta moda, si assiste ad un tripudio d’oro
e al ritorno della pelliccia, cui vanno abbinati accessori altrettanto costosi.
IL LOOK ANNI ‘90
Il trucco degli occhi diventa molto marcato su alcune
passerelle ma di norma nella vita corrente si prediligono tinte naturali e i
colori pastello, mentre le labbra sono laccate nei toni del rosso e del prugna.
Fa molto tendenza l’ombretto bianco, le acconciature sono basate su linee
essenziali e raffinate, con una certa prevalenza dei tagli corti o medio corti
con capelli lisci. La biancheria intima si fa colorata, molto raffinata e poco
intima, dal momento che è quasi sempre visibile. Verso la fine del decennio, i
modelli di calzature presentano una vasta scelta: decolletè con tacco a spillo
a punta assottigliata, infradito giapponesi, sandali alla schiava, zoccoli con
tacco alto, ballerine di raso e sabot, convivono accantono alle classiche
scarpe sportive adottate con l’abbigliamento da città.
STREET STYLE E
ALTA MODA
Le tendenze, com’è noto, non vengono più dalle passerelle
dell’alta moda, spesso accade il contrario: è la moda che nasce nelle strade a
influenzare gli stilisti. I cool hunter (cacciatori
di moda) sono le figure preposte a cogliere sul nascere le nuove mode, nelle
strade delle metropoli come New York, Londra, Tokyo per consentire di proporle,
in tempi rapidissimi, sul mercato. Oltre a questa figura, molto importante ai
fini dell’ideazione del prodotto, nel mondo della moda c’è quella dello stylist che, contrariamente a quanto il
nome possa suggerire, non è lo stilista, ma colui che si occupa di abbinare gli
accessori, che collabora col fotografo scegliendo le location, indica
riferimenti culturali e paesaggistici utili per le campagne pubblicitarie. Nel
sistema moda, esiste anche il problema dello spionaggio industriale: esistono
in commercio i books con la documentazione degli ultimissimi abiti o accessori,
che consentono ai prontisti di riprodurre, copiando i pezzi più indovinati e di
immetterli sul mercato in tempi record.
E’ evidente che le motivazioni che spingono le grandi
maisons ad affrontare costi molto alti, per eventi della durata di 20/30
minuti, risiedono nel fatto che così facendo, si cattura l’attenzione del
grande pubblico, necessario a sostenere il ricchissimo mercato dei profumi,
cosmetici e accessori, il quale contribuisce in larga misura a sovvenzionare le
entrate finanziarie. Parigi si conferma ancora come la capitale della couture:
anche i più prestigiosi nomi dell’alta moda italiana come Valentino e Versace,
presentano in Francia le loro collezioni di alta moda. Ricordiamo che nell’alta
moda l’aspetto creativo può esprimersi liberamente, unicità e lusso sono gli
imperativi; le soluzioni più innovative, in genere, sono poi riproposte in piccole
dosi nel pret a porter.
MUST HAVE ANNI
‘90
Vediamo i must have che hanno caratterizzato il
periodo.. stile grunge basato sull’uso
spassionato del denim e del tartan. Un must have in particolare è stato
sicuramente la salopette di jeans, indossata come un semplice abito casual da
giorno e abbinata, solitamente, a camicie bianche e stivaletti. A questa spesso
si aggiungeva anche una camicia di flanella o di cotone ma sempre con stampa a
quadri che, invece di essere infilata regolarmente, veniva annodata attorno ai
fianchi, quasi a creare un effetto ‘gonnella’.
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